"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

Acquisti (2)

…e dopo i dvd, ecco la volta dei libri. Non che abbia molto tempo di leggere, in questo periodo, ma dato che "il periodo" si protrae ormai da troppo tempo ho deciso che devo ricominciare a prendere in mano il mio tempo libero e dedicarmi a più amene attività. Non ha senso che io riesca a trovare solo dieci minuti di tempo alla settimana per leggermi un fumetto. E quindi, dato che l’appetito vien mangiando, ho fatto qualche acquisto. Ero andata in libreria per cercare il libro di un certo signore, ma non l’ho trovato. Ho trovato invece quanto segue.

Tracy Chevalier, L’innocenza. Vicenza: Neri Pozza Editore, 2007. Titolo originale: Burning Bright.
Tracy Chevalier è un’autrice che apprezzo moltissimo, prima di tutto per la contaminazione tra letteratura e arte che decisamente mi appartiene. Dei suoi libri precedenti, tutti splendidi, devo segnalare almeno il celebre Ragazza con l’orecchino di perla, che ruota attorno alla realizzazione del dipinto Ragazza con turbante di Johannes Vermeer e dai cui è stato tratto, nel 2003, un visivamente sublime film di Peter Webber con Colin Firth nei panni del pittore e Scarlet Johannson nel ruolo della domestica che gli farà da modella per il dipinto. Meni noti ma sicuramente altrettanto splendidi sono La dama e l’unicorno, che ruota attorno al celebre arazzo, Vergine in blu, sul rapporto a distanza, spaziale e temporale, tra due donne. Sempre delicata, raffinata, elegante, Tracy Chevalier ha una straordinaria attenzione alla psicologia, soprattutto femminile, senza mai scadere in anacronismi da romanzo rosa.
Questo nuovo libro, com’è facilmente intuibile dal titolo originale Burning Bright, ruota attorno alla figura di William Blake, uno degli artisti che più mi affascinano sia come poeta che come pittore. Come avrei potuto non acquistare immediatamente questo libro?

Risvolto di copertina:
«E’ il 1792 a Londra, e il traffico è intenso in Hercules Buildings: ventidue case a schiera di mattoni con un piccolo giardino sul davanti e un pub a ciascuna estremità della strada. Nel trambusto di carrozze, cavalli e barrocci, grida di pescivendoli, venditori di scope e fiammiferi, lustrascarpe e calderai, Jem Kellaway, un ragazzo col viso allungato, gli occhi azzurri infossati e i capelli biondo-rossicci, trasporta all’interno del numero 12 una sedia Windsor dopo l’altra. È appena arrivato a Londra, coi genitori e sua sorella Maisie, dalla campagna del Dorsetshire. Thomas Kellaway, suo padre, ha afferrato un giorno tutti i suoi arnesi di lavoro, i cerchi di legno per curvare i braccioli e gli schienali delle sedie, i pezzi del tornio utili a rifinire le gambe, i saracchi, le accette, gli scalpelli e i succhielli, li ha caricati su un carro ed è partito per Londra con tutta la famiglia per lavorare come carpentiere nel celebre circo di Philip Astley. Astley li ha spediti al numero 12 degli Hercules Buildings, nell’abitazione di proprietà della signorina Pelham, la donna con indosso un abito giallo scolorito che ronza ora attorno alla casa e sbraita contro una ragazza dal viso impertinente e sveglio che è accorsa incuriosita: Maggie Butterfield, la figlia di Dick Butterfield, il vicino che ha osato vendere alla signorina Pelham falsi merletti delle Fiandre sfilacciatisi nel giro di pochi giorni. È il mese di marzo e il caldo e il rumore sono insopportabili. Jem esploderebbe certamente di rabbia e stanchezza se d’improvviso non calasse una strana pausa di silenzio sulla strada e la signorina Pelham non si zittisse e Maggie non smettesse di fissarlo. Seguendo il suo sguardo, il ragazzo scorge un uomo attraversare la via. Robusto, la faccia larga, la fronte spaziosa, gli occhi grigi e la carnagione pallida, vestito semplicemente, camicia bianca, brache, calze e giacca nere, e un bizzarro berretto in testa, un bonnet rouge, il copricapo con la coccarda blu, bianca e rossa della Rivoluzione francese. È uno degli abitanti più noti degli Hercules Buildings: William Blake, l’artista, il poeta che stampa «strani libretti» e inneggia alle idee che incendiano il paese dall’altra parte della Manica. Così comincia questo romanzo, che a ritmo incalzante conduce il lettore davanti a tutti i suoi temi: il segreto di Maggie, l’amore pericoloso di Maisie per John Astley, gli intrighi di Dick Butterfield, gli spettacoli maliardi del Circo Astley, le strade brulicanti della Londra di fine Settecento, con le sue miserie e il suo splendore, e la straordinaria figura di William Blake, l’autore dei Canti dell’innocenza e dell’esperienza, con le sue folgoranti, improvvise apparizioni. Come nella Ragazza con l’orecchino di perla, attraverso dei personaggi perfettamente delineati, Tracy Chevalier ci restituisce tutto il fascino di un’epoca.»

Wayne G. Hammond & Christina Scull, The J.R.R. Tolkien Companion and Guide: Reader’s Guide & Chronology. Londra: Harper Collins, 2007. Finalmente riesco a mettere le mani su quello che è considerato l’evento editoriale del settore (dopo la traduzione di Schegge di Luce, naturalmente) insieme alla tanto discussa J.R.R. Tolkien Encyclopedia. Il prodotto si presenta sicuramente imponente: un cofanetto di due volumi rilegati con copertina rigida: la Reader’s Guide e la Chronology.
All’interno della Reader’s Guide, con sovracopertina in nero e argento su oro, tutto ciò che avreste desiderato sapere su Tolkien ma non avete mai osato chiedere: in ordine alfabetico, tutte le sue pubblicazioni (dalla saggistica alla narrativa alle brevi poesie) e le loro vicende compositive ed editoriali, i luoghi e le persone con cui ha avuto contatti nella sua vita.
La Chronology, con copertina in nero e oro su argento, contiene una curatissima ed imponente cronologia della vita e delle opere di Tolkien.
In poche parole, uno strumento critico fondamentale sia per l’appassionato che per chiunque a sua volta si dedichi allo studio e alla critica letteraria del grande autore, in Inghilterra già oggetto di studi universitari da molti anni e in Italia… vabbé, lasciamo perdere.
Degli stessi autori, se siete interessati all’argomento, bisogna possedere almeno il The Lord of the Rings’ Reader’s companion, una serie di note al testo che fanno un po’ da corrispettivo (meno completo) di ciò che Douglas A. Anderson ha fatto con Lo Hobbit annotato. Inoltre, io trovo decisamente splendido J.R.R. Tolkien: Artist & Illustrator, in cui i due studiosi esplorano Tolkien nella sua veste di disegnatore amatoriale gettando nuova luce su questo aspetto poco noto ma che sicuramente mi interessa moltissimo. Entrambi i libri sono editi da Harper Collins.

Renzo Piano, La responsabilità dell’architetto: conversazione con Renzo Cassigoli (quinta edizione). Firenze: Passigli Editori, 2005. Devono smetterla di far uscire nuove edizioni di questo libro aggiungendo roba, questo è un fatto. Rispetto alla quarta edizione, che pure avevo, il libro è stato ampliato con due capitoli, uno sulla nuova sede del Sole 24 Ore a Milano e una al polo tecnologico Progetto Leonardo presso Genova. Benché non mi trovi sempre in sintonia con il suo modo di fare architettura (anzi, condivido le sue scelte piuttosto di rado eppure è sempre capace di spiazzarmi con assurdi capolavori come la chiesa a San Giovanni Rotondo o il suo atelier in liguria), Renzo Piano è un architetto che ammiro moltissimo. Ecco quindi che mi trovo di nuovo a sfogliare le pagine del piccolo libro, simile ad un’edizione Sellerio.

«L’architettura è un’arte di frontiera. Solo se si accetta la sfida di farsi contaminare, di farsi costantemente provocare da tutto ciò che è vero, ha ragione di essere. Altrimenti è roba da salotto, da accademia. L’abbiamo già detto, c’è una profonda somiglianza tra la musica e l’architettura, così immateriale l’una quanto è materiale l’altra. La splendida esecuzione della Terza Sinfonia di Mahler diretta da Abbato al Lingotto (la cui sala rettangolare consente una delle migliori acustiche) era pura poesia, ed è svanita nell’aria. Penso all’Auditorium di Parma realizzato nella vecchia fabbrica dell’Eridania, di cui su quel tavolo vedi il modellino. Sì, nella musica come nell’architettura ritrovi la stessa voglia di precisione, di ordine matematico, geometrico, le stesse certezze, magari le stesse disubbidienze…»

(Renzo Piano)


Se qualcosa si può rimproverare al libro, è tuttavia un eccessivo tono elegiaco, celebrativo, pomposo, da parte di Renzo Cassigoli che conduce le conversazioni. Ma è sufficiente sorvolare rapidamente sulle sue parti.

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