Botta e risposta su Dante e Tasso
Ho come l’impressione che questo non abbia capito niente, non solo della letteratura ma anche della vita in generale. Ha cominciato uno su Repubblica ed ora guardate un po’ come gli risponde questo sul Corriere di oggi. Non sarà tollerante ma Tasso è grande – RENZO PARIS Bisogna dar atto ad Alberto Asor Rosa di […]
Ho come l’impressione che questo non abbia capito niente, non solo della letteratura ma anche della vita in generale. Ha cominciato uno su Repubblica ed ora guardate un po’ come gli risponde questo sul Corriere di oggi.
Non sarà tollerante ma Tasso è grande – RENZO PARIS
Bisogna dar atto ad Alberto Asor Rosa di aver iniziato – con il suo articolo di martedì 14 su Repubblica , intitolato: «Proibire Dante e Tasso?» – il vero dibattito sul canone italiano. Dopo i saggi americani sul canone letterario occidentale, gli italianisti hanno finalmente preso coscienza del problema politico che c’è a monte, immaginando che cosa accadrebbe se in una nostra aula universitaria, affollata di musulmani, si leggessero i versi di Dante su Maometto nell’Inferno o la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Asor Rosa corre ai ripari. Parla giustamente di tolleranza, giustifica la gogna di Dante con il suo discusso desiderio di un Dio unico, che abbracci tutte le fedi, del bisogno laico di una storia delle religioni. Ma il punto riguarda il valore letterario. Da noi i musulmani stanno riempiendo le scuole medie e i licei e presto affolleranno le nostre Università. Perché dovrebbero applaudire i crociati che entrano in Gerusalemme facendo strage di quelli che consideravano infedeli? I nostri studenti del resto sono completamente a digiuno delle letterature asiatiche o africane e certo, se fanno fatica a capire la magia dei romanzi di Ben Okri, figurarsi i classici di quei Paesi. Mezza letteratura francese, dai romanzi epici ai giorni nostri, è politicamente scorretta. E dunque? L’arte non è universale in epoca di globalizzazione?
Non vorrei fare la parte di Bloom nel dibattito sul canone, ma bisognerà pur rispondere che, se i temi sono politicamente scorretti, da Omero a oggi, è il valore letterario a predominare. Leggiamo i classici di tutti i tempi per la loro carica energetica, ma anche per la forma in cui quella carica è stata avvolta, per il loro alto valore letterario. Perché dunque augurarsi un rifiuto sulla base dei contenuti dei versi splendidi di Dante e di Tasso?
L’articolo cui fa riferimento è naturalmente questo.
Ora, io sono la prima a difendere il valore assoluto dell’arte, la prima a sostenere che un’opera può essere bella a prescindere dal suo contenuto ideologico. Ma applicare questo ragionamento a Dante ed a Tasso è un percorso che porta al disastro. Già, perché il valore assoluto dell’arte è cosa assolutamente opinabile che non può essere imposta. Non può essere imposto un amore per l’arte e tantomeno può essere imposto un amore talmente forte da far prescindere dagli eventuali "fastidi" (eufemismo) di matrice ideologica.
E’ ben altro che bisognerebbe far capire insegnando certi testi, ovvero il valore non assoluto delle opinioni.
Dante era un uomo del suo tempo, poteva essere controcorrente su alcune posizioni ma restava inscritto in una mentalità che è poi stata superata (???).
Così anche Tasso.
Noi italiani pensavamo che i musulmani fossero dei cani rognosi. E allora?
Shakespeare pensava la stessa cosa degli ebrei. E quindi?
San Paolo aveva un’opinione molto simile delle donne.
Dove sta il problema?
Il problema sta nel voler mantenere attuali le parole di un uomo che, seppur geniale, ha vissuto centinaia di anni fa. E questo è ciò che fa un’esegesi integralista dei testi. Qualcuno ci salvi, quando inizieranno a parlare di Machiavelli e Guicciardini con questa testa…