Il caffé fa male

Sottotitolo: l’avevo promesso e lo faccio. Ora, dovete sapere che il caffé è il motore del politecnico, una facoltà in cui sia gli studenti che i professori sono quotidianamente costretti a passare le notti in bianco per terminare gli uni il lavoro ordinato dagli altri e gli ultimi per terminare i progetti con cui arrotondano […]

Sottotitolo: l’avevo promesso e lo faccio.

Ora, dovete sapere che il caffé è il motore del politecnico, una facoltà in cui sia gli studenti che i professori sono quotidianamente costretti a passare le notti in bianco per terminare gli uni il lavoro ordinato dagli altri e gli ultimi per terminare i progetti con cui arrotondano lo stipendio e per cui trascurano l’insegnamento. La macchinetta del caffé diviene quindi luogo salvifico per tutti coloro che necessitino di una botta di caffeina ogni cinque minuti a meno di collassare al suolo.
Le malefiche macchinette offrono una scelta che si può così riassumere:

  1. caffé corto;
  2. caffé lungo (del tutto uguale ad un caffé corto, ma maggiore in quantità e quindi preferibile);
  3. cappuccino (tantissimo, così tanto che raggiunge l’orlo del bicchiere e spesso straborda, bollente sulle mani e che, simpaticamente, fagocita regolarmente la povera palettina di plastica che qualcuno ha fatto della lunghezza esattamente uguale all’altezza del bicchierino);
  4. bevanda al gusto di cioccolato (sempre inquietante);
  5. bevanda al gusto di thé al limone (con accento sbagliato e ancora più inquietante);
  6. mocaccino (ovvero cappuccino con cioccolato);
  7. bevanda al gusto di latte (la cosa più raccapricciante dopo l’acqua del nilo dopo essersi tinta di rosso e dopo la pioggia delle rane);
  8. bicchiere.

La vasta gamma di scelta nasconde però dei problemi. Innanzitutto il caffé lungo e il caffé corto sono uguali: stesso sapore, stessa densità, stesso colore, stessa concentrazione di caffeina (giurano quelli del dipartimento di chimica che l’hanno analizzato). Varia la quantità. Ma costa uguale. Quale scemo prende il caffé corto? Non bisogna però lasciarsi ingannare dalla parità di sapore, perché il discorso vale anche per il cappuccino (anche se, lo concedo, varia la consistenza). Stesso sapore del caffé. Inutile dire che vale anche il mocaccino. La faccenda si fa più strana quando si scopre che anche la "bevanda al gusto di cioccolato" ha lo stesso sapore. E anche la "bevanda al gusto di latte". Che fare? Io odio il té al limone, ma bisognava fare una prova. Stesso sapore. La cosa è rimasta inspiegabile a lungo, finché qualche ingegnere di passaggio non ha fornito un interessante contributo: "provate a mettere acqua calda nel semplice bicchiere". Aveva ragione. Il sapore che si sente altro non è che quello del bicchiere. Composto di plastica scadente, con il liquido caldo è probabile che rilasci particelle della materia di cui è composto, che donano alla bevanda quell’indefinibile sapore di papille gustative bruciate. Un giorno si scoprirà che la materia plastica era cancerogena e che quel bicchiere ci ha uccisi tutti.
Ma non ha importanza.
Saremo già morti.
Uccisi dalle macchinette del caffé.
Perché…
…al Politecnico…
…le macchinette del caffé…
…sono senzienti.

Sì. E si stanno ribellando.
Il primo segno si è manifestato qualche anno fa, quando una giovane matricola si è recata alle macchinette del quarto piano della nave e ha inserito le proprie monetine e ha selezionato il caffé corto (essendo matricola non aveva ancora conquistato la conoscienza necessaria a comprendere che conviene di più il caffé lungo). Immaginatevi quindi la sua sorpresa nel vedere lo sportello automatico aprirsi e il caffé scendere senza il bicchierino. Le imprecazioni contrariate della matricola hanno presto attirato l’attenzione di altri studenti, che insieme si sono messi ad anlizzare la macchinetta ribelle e ne hanno riscontrata l’avversione per la caffeina. Probabilmente vittima di qualche campagna governativa, la malefica macchinetta aveva infatti deciso di dispensare il bicchiere solo per il té, la cioccolata e il latte. Nessuno le aveva spiegato che tanto le bevande sono tutte insapori. Non voleva sentire ragioni. E, essendo una di quelle macchinette di ultima generazione, non era possibile selezionare il bicchiere e lasciarlo al suo posto per poi selezionare una bevanda a base di caffé. La macchinetta non lo consentiva. La breccia nel sistema fu individuata nuovamente da un ingegnere, che diventò bravissimo ad infilare un bicchiere sotto il getto di bevanda nonappena la macchinetta apriva lo sportello, salvandone almeno la metà. Sconfitta, la macchinetta si arrese. E pochi mesi dopo venne sostituita. Avevamo sconfitto il Sistema, ma le Macchine tornarono alla carica, più agguerrite.

Accadde qualche mese dopo. Un mio amico selezionò tranquillamente il suo caffé lungo dalla macchinetta e questa dispensò sia il bicchiere che la bevanda. Lui ritirò il bicchierino come gentilmente invitava il segnale, lo portò alle labbra e si trovò a dover risputare la disgustosa bevanda al gusto di latte che la macchinetta gli aveva propinato. Effettuammo diversi test e ci si rivelò uno scenario raccapricciante:

  1. selezionando "caffé corto", la macchinetta dispensava un bicchiere vuoto (più corto di così…);
  2. selezionando "caffé lungo", ci si ritrovava del simil-latte;
  3. selezionando "cappuccino", ci si ritrovava fregati con del caffé corto;
  4. selezionando "bevanda al gusto di cioccolato" ci si trovava il té al limone (sempre bevanda al gusto di);
  5. selezionando "bevanda al gusto di thé al limone" ci si ritrovava il caffé lungo;
  6. selezionando "bevanda al gusto di latte" ci si ritrovava la simil-cioccolata;
  7. selezionando "bicchiere" ce lo si trovava pieno di cappuccino.

Comparve quindi un foglio attaccato alla macchinetta, che consigliava il percorso da seguire. Non tutti si fidavano al primo colpo, ma i più acuti capirono immediatamente che quel gran casino poteva avere un risvolto positivo e si poteva ritorcere contro la macchinetta: il cappuccino costava solo 5 centesimi. Non abbiamo mai bevuto così tanto cappuccino, e qualcuno deve essersi insospettito per l’esaurirsi delle scorte e gli scarsi guadagni. La macchinetta venne riparata.
"Riparata" è una parola grossa, perché qualche mese dopo si mise a inglobare sistematicamente le monete senza restituire nulla in cambio. Dopo molte proteste, chiamammo alcuni intraprendenti amici, che si collegarono alla macchinetta e la indussero a restituire tutto il maltolto. E la macchinetta ribelle venne sostituita.
Ci ritrovammo nuovamente in stato di emergenza a settembre dell’anno successivo. Ogni tipo di bevanda era una brodaglia marroncina e fredda. Tentammo con le minacce, ma niente. Qualcuno provò con la forza bruta ma si scoprì che la resistenza meccanica delle macchinette è superiore a quanto ci si aspetterebbe. Qualcuno iniziò a costruire un congegno per lanciare un impulso elettromagnetico, ma per fortuna giunse in tempo uno studente da medicina a spiegare che quell’impulso avrebbe fritto anche la corteccia cerebrale a ogni essere vivente nel raggio di due chilometri. Non era più una situazione tollerabile, bisognava risolvere il problema alla radice. Doveva esserci un’Intelligenza Superiore dietro a questi fenomeni ed eravamo ragionevolmente certi che il pacioso omino addetto alla manutenzione non c’entrava niente o che comunque attenderlo alla sera, circondarlo, gonfiarlo di legnate e abusare di lui non sarebe servito a nulla se non a sfogare qualche selvaggio istinto. E poi sposta le macchinette da solo: non eravamo certi, seppur in grande numero, che saremmo riusciti a tenergli testa. Eppure il problema andava risolto. Che cosa sarebbe successo? Il caffé avrebbe iniziato ad essere dispensato dal basso? La macchinetta avrebbe iniziato a pretendere favori sessuali? Avrebbero sequestrato qualcuno di noi e l’avrebbero sciolto nel caffé? Non ci saremmo accorti di niente (anche se forse il sapore del caffé sarebbe migliorato)! Iniziarono a comparire manifesti accanto alle macchinette: evita il nemico! Moriremo tutti!
Fu a questo punto che arrivò Quello Studente. Giunse a noi dal fondo dell’aula e disse "Voi avete un problema e io sono la soluzione".
Ci condusse al piano delle macchinette e inforcò gli occhiali da sole.
"Ma sei pirla? – domandò uno di noi. – Basta spegnere una delle luci".
Non si curò di lui e si diresse a colpo sicuro verso una delle macchinette. Si voltò. "Ora dovete aprire la mente per quello che sta per succedere" disse, porgendoci delle pillole blu.
Lo guardammo con sospetto.
"Ho finito quelle rosse", si giustificò.
Dopo averle ingerite lo vedemmo quindi dirigersi verso la macchinetta ed aprirla a mani nude. Al suo interno, non il normale groviglio di tubi di plasticaccia sporca e macchinari, ma tutto un mondo in cui ci condusse. "Infedeli! Chi osa disturbare il mio riposo?!", tuonò la macchinetta.
"Sono l’eletto", rispose lui.
Quello che avvenne dopo non posso raccontarlo. Dopo uno spettacolare combattimento contro il vero agente di manutenzione delle macchinette, il nostro eletto trionfò.

E cambiammo finalmente fornitore.

6 Comments

  1. Aggiornamento: le macchine si sono ribellate nuovamente. Il phon ha diretto autonomamente il suo getto d’aria calda contro la tastiera, la cui barra spaziatrice si è istantaneamente deformata. Sto scrivendo incollando lo spazio. -_-

  2. brutta cosa le macchinette ribelli…per quanto mi riguarda hanno ragione loro, se decidono qualcosa io glielo lascio fare….tuttavia vorrei fare un piccolo appunto sul caffè lungo o corto..

    il fatto è che pur essendo perfettamente d’accordo sull’assoluta uguaglianza dei due prodotti io preferirei comunque quello corto, per la quantità..quellolungo mi si fredda e poi dopo un po’ mi annoio a bere quel mezzo surrogato di bevanda al gusto di caffè!!

  3. @ Chiarina & Heraclitus: è proprio vero, le macchine trionferanno. Ogni resistenza è vana, saremo assimilati.

    @ Fiammaviola: vero, è un aspetto che ho scordato di menzionare. Come l’inflazione che porta ad aumenti anche di dieci centesimi da un giorno con l’altro…

    @ Chicr: hai ragione, non l’avevo mai vista da quest’angolazione…

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