
Solo quando il linguaggio scompare,
si comincia a vedere.
«L’ordine dei Certosini è ritenuto una delle confraternite più rigide della Chiesa Cattolica Romana. Nascosta dagli occhi del pubblico, la vita quotidiana dei monaci segue le regole ed i rituali secolari dell’ordine. I visitatori ed i turisti sono tenuti fuori dai locali del monastero, non ci sono di fatto pellicole dei monaci. L’ultima ripresa avvenne nel 1960 quando due giornalisti furono ammessi nel monastero ma non vi furono immagini dei monaci. 19 anni dopo il suo primo incontro con l’attuale Priore Generale dell’ordine al regista Philip Gröning fu dato il permesso di girare un film sulla vita dei monaci. Questo unico permesso di girare è il risultato di una lunga e leale relazione tra Philip Gröning e il Priore Generale. Per almeno 7 anni non verrà permesso di girare alcun altro film nel monastero per contratto. Comunque, tenendo in considerazione che fino a questo momento non era stato mai permesso di girare, questo film potrebbe rimanere l’unico ad esserlo stato. Philip Gröning ha vissuto nel monastero ed ha seguito i monaci con la telecamera. Divenendo parte del rituale e della vita quotidiana, il regista ha sperimentato la vita stessa di un recluso ed ha perciò viaggiato nel mondo dei monaci e dei novizi che conducono una vita tra antichi riti e moderne conquiste. Il film è stato girato con circa quattro mesi di riprese nella primavera e nell’estate del 2002, altre tre settimane nell’inverno del 2003 e infine tre giorni nel dicembre 2003.»
5 Comments
MariaStrofa
Posted at 14:56h, 26 DecemberL’ho visto. Confermo: film bellissimo.
Shelidon
Posted at 16:31h, 26 DecemberRegia e fotografia davvero intense, indubbiamente da vedere.
Chiarina82
Posted at 10:13h, 27 Decembernon so perchè ma rimango perplessa. Forse ho solo dei pregiudizi. Comunque sia, mi sa di lento, di molto (troppo) lento.
ignotosorriso
Posted at 12:13h, 27 Decemberandrò a vederlo, mi hai incuriosito. e tu “cuori” l’hai visto ? non perdertelo.
Shelidon
Posted at 15:41h, 27 December@ Chiarina: lento lo è, veramente. Da assumere a piccole dosi se si è insofferenti ad un certo tipo di ritmi. Però non l’ho trovato lento “a caso” come invece mi era parso (attenzione, sto per dire un’eresia) Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, che indugiava su inquadrature perfettamente immobili per interi minuti senza un motivo apparente. Qui la lentezza ha un senso ed una sua poesia.
@ ignotosorriso: non so di che film tu stia parlando (ormai compro Ciak tutti i mesi ma ho a stento il tempo di guardare le figure)