L’ultimo cavaliere e le piccole sorelle di Oloturia

Prima di incominciare a parlarne, chiariamo una cosa: per gli standard italiani, La Torre Nera non è un’operazione editoriale, ma uno stillicidio. E non è colpa della Panini, per una volta, cui queste modalità di pubblicazione sono state imposte dall’editore americano e che ora ha incominciato a riproporre le prime storie in decorosi volumetti. Tuttavia […]

Prima di incominciare a parlarne, chiariamo una cosa: per gli standard italiani, La Torre Nera non è un’operazione editoriale, ma uno stillicidio. E non è colpa della Panini, per una volta, cui queste modalità di pubblicazione sono state imposte dall’editore americano e che ora ha incominciato a riproporre le prime storie in decorosi volumetti. Tuttavia non saprei come altro definire un fumetto che, a piccoli gruppi di quattro o ultimamente anche di tre, ogni tanto ripoppa fuori, stile herpes. Ed ecco che ci risiamo: questo primo Le piccole sorelle Eluria esce a nove mesi da quell’agosto 2011 in cui uscì il terzo volumetto del Viaggio Comincia (anche se qui la pubblicazione italiana ci mette del suo, allungando uno span che originariamente andava “solo” dal novembre 2010 al febbraio 2011).
Ho apprezzato i precedenti numeri? No, direi di no. Trovo abbastanza calzanti e piacevoli i disegni di Luke Ross e Richard Isanove, a differenza di molti altri, ma esaurito il potenziale di quest’ambientazione western-fantasy, che per me costituiva una novità, le vicende si sono abbastanza trascinate dopo quanto narrato nella Caduta di Gilead.
Questo numero è differente, in un certo senso.
Ma procediamo con ordine.

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Come gli appassionati di Stephen King avranno intuito, questo fumetto al contrario di altri non va a colmare zone grige nella narrazione delle vicende di Roland, ma è basato sul racconto breve The Little Sisters of Eluria, originariamente pubblicato nel 1998 all’interno della raccolta Legends – Short Novels by the Masters of Modern Fantasy che già faceva lo stesso lavoro. Il volume era in un certo senso unico, nel suo genere, perché andava a raccogliere storie inedite di autori noti o notissimi, che le ambientavano all’interno delle loro sub-creazioni fantasy. King si trovava quindi in compagnia di Terry Goodkind (Debt of Bones, La spada della verità), Orson Scott Card (Grinning man, nel ciclo di Alvin Maker), Robert Silverberg (The Sevent Shrine, Cronache di Majipoor), Ursula K. Le Guin (Dragonfly, nei Racconti di Terramare), Raymond E. Feist (The Wood Boy per la Saga di Riftwar), Terry Pratchett (The Sea and Little Fishes per il suo Mondo Disco), George R.R. Martin (The Hedge Knight, Cronache del Fuoco e del Ghiaccio), Tad Williams (The Burning Man, Memory, Sorrow and Thorn), Anne McCaffrey (Runner of Pern per la serie I dragonieri di Pern) e Robert Jordan (New Spring, La Ruota del tempo). Inutile che vi affannate a cercarlo: il volume è inedito in Italia e Le piccole sorelle di Eluria è stato pubblicato nel 2002 da Sperling & Kupfer nella raccolta Tutto è fatidico. Quanto agli altri racconti che ho citato… oddio, sarebbe decisamente lungo ricostruirne qui le vicende editoriali. Magari un’altra volta, eh? E torniamo così alle Piccole Sorelle di Oloturia.
Perché mi è piaciuto questo volume? Beh, intanto perché andando ad attingere direttamente alla fonte (Stephen King), recupera quel sapore macabro e magico che rendeva tanto affascinanti i primi fumetti: un misto sì di fantasy e western, ma un misto intriso di horror fino alle radici.
Robin Furth questa volta non ci ammorba con le sue inutilissime appendici narrative o, peggio ancora, con le sue note di chiusura, e a Peter David è lasciato spazio per tagliare e cucire il soggetto nei punti giusti, lasciando suspance e orrore a regnare sovrani. Decomposizione, cadaveri, mutanti, zombi e vampiri, ed una buona dose di suore horror che danno sempre bene. Consigliato, ed è la prima volta che me lo sentite dire di una storia appartenente al ciclo della Torre Nera.

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