Happy Town

Lo so, è stata cancellata. E lo so, nel suo tentativo di essere un moderno Twin Peaks è stato da molti considerato un esperimento fallimentare. Eppure, al quarto di otto episodi, a me sembra che Happy Town abbia tutte le carte in regola per piacermi.Il setting è semplice e surreale in un modo tutto suo, […]

Lo so, è stata cancellata. E lo so, nel suo tentativo di essere un moderno Twin Peaks è stato da molti considerato un esperimento fallimentare. Eppure, al quarto di otto episodi, a me sembra che Happy Town abbia tutte le carte in regola per piacermi.
Il setting è semplice e surreale in un modo tutto suo, una sorta di Pushing Daisies noir ambientato nella ridente (?) cittadina di Haplin, immersa nella farina della fabbrica di pane che la sovrasta e imbevuta di personaggi che definire inquietanti è dire poco. Chiunque potrebbe essere il magic man, il misterioso maniaco che fino a quattro anni prima terrorizzava la cittadina rapendo le sue vittime dalla folla per poi recapitare fiori morti ai suoi familiari. Potrebbe essere il sindaco, la signora Haplin, ovvero la cat lady ex professoressa russa che iniziava Halle Berry ai segreti delle donne gatto, con i suoi occhioni di ghiaccio e il visino scheletrico che evidentemente ha qualcosa da nascondere. O la giovane Henley, che mente sul suo nome e sul motivo della sua visita e che onestamente non è nemmeno troppo brava a farlo (un negozio di candele? seriamente?). O l’anziana tenutaria di un pensionato per vecchiette, con un’impenetrabile soffitta gonfia di segreti e martelli insanguinati. O ancora l’improbabile inglese giunto in città con un’improbabile scusa (uno strepitoso Sam Neill, semplicemente perfetto). O l’intera famiglia degli improponibli Stiviletto, capitanati da un fratello maggiore belloccio che evidentemente è stato scambiato in culla. O infine l’ubriacone spacciatore che già fu sceriffo nella cità fantasma di Reaper. Fatto sta che happy town si apre a quattro anni dall’ultimo rapimento, con l’omicidio del maniaco del paese, sospettato di essere the magic man. E, con sangue innocente versato, l’ira di dio si scatena. Sceriffi che impazziscono, nuovi rapimenti, giochi di magia e inquietanti aquile. Perché oggi come oggi se non metti in una serie un animale ricorrente che non ha motivo d’essere lì, veramente, non sei nessuno.
Un peccato che abbiano interrotto la serie al sesto episodio, trasmettendo gli ultimi due solo on-line: ritmo, intrigo, buone atmosfere e qualche ottima recitazione decisamente non le mancano.

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