Aspettando John Carter

Nel caso l’immagine qui sopra non sia sufficientemente esplicativa, lasciate che vi dica una cosa: John Carter non è un’opera raffinata. Per cui se vi aspettate Watchmen, insomma, avete sbagliato genere. Siete invece nel posto giusto se avete adorato le storie di Killraven (ma sì che sapete chi è, era il figlio di Maureen Raven […]

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Nel caso l’immagine qui sopra non sia sufficientemente esplicativa, lasciate che vi dica una cosa: John Carter non è un’opera raffinata. Per cui se vi aspettate Watchmen, insomma, avete sbagliato genere. Siete invece nel posto giusto se avete adorato le storie di Killraven (ma sì che sapete chi è, era il figlio di Maureen Raven nel futuro alternativo Earth-691 in cui i marziani della Guerra dei Mondi ritornano, nel 2001, per provare nuovamente a conquistare il mondo, personaggio e ambientazione recentemente citati dal grande Paul Cornell nell’altrettanto geniale serie dedicata a Peter Wisdom, pubblicata in Italia su Wolverine #223 e limitrofi). Siete nel posto giusto se durante Star Wars – Episodio II avete provato un intimo e malcelato godimento, di cui tutt’ora giustamente vi vergognate, alla scena dell’arena. Quasi quasi potreste essere nel posto giusto anche se, nello stesso cassetto malato della vostra mente, avevate adorato Pitch Black ma da qualche parte non vi era poi dispisciuto così tanto nemmeno The Chronicles of Riddick. Perché? Perché John Carter è un film disney tratto dalla serie di racconti pulp Barsoom, dell’autore weird-pulp Edgar Rice Burroughs (sì, lo stesso di Tarzan), risalente niente meno che ai primi decenni del secolo scorso, e ha tutto quello che si potrebbe dederare da un fumetto: ci sono fanciulle in pericolo e corpi senza testa controllati a distanza, esplosioni di grandi oggetti volanti e tanta tanta polvere, atti eroici di insensato coraggio e atti coraggiosi di eroismo completamente insensato, ribellioni, sangue. Ok, non è un fumetto, sono romanzi, ma le descrizioni e le mbientazioni sono talmente vivide che è come se lo fosse.

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Talmente vivide che il progetto di trarne un film, a quanto leggo in giro, è stato inseguito sin da quando la Looney Tunes pensò di farne il primo lungometraggio animato, nel 1931 (progetto poi affossato dalla pessima reazione che ebbe il pubblico di fronte alle proiezioni preliminari, nel 1936, di materiale emerso dagli archivi negli anni ’70 ma oggi virtualmente irreperibile). Ricordato da Ray Harryhausen negli anni ’50, il progetto di portare al cinema le avventure del Tarzan marziano venne davvero riesumato solo con l’acquisizione dei diritti da parte della Disney nel 1980, con l’intento di creare, stando a Wikipedia, un concorrente per Star Wars e Conan il Barbaro. Un peccato aver atteso tanto, perché sono certa che un John Carter in Dynamation avrebbe avuto tutto il suo perché. Non la pensavano allo stesso modo i produttori, che lasciarono scadere i diritti. Avremmo avuto Tom Cruise nei panni di John Carter. Forse è meglio così.
In ogni caso, dal recupero dei diritti ad opera della Paramount nel 2003, del progetto si è parlato più volte, annunciando sempre ufficialmente ma sempre inutilmente i nomi più diversi: Robert Rodriguez firmò il comtratto per la regia, nel 2003, progettando di usare la stessa tecnologia che stava utilizzando in Sin City, ma le piiiiiiccolissime divergenze che ebbe con il suo ordine professionale a seguito di quel film sono alla base del motivo che lo spinse a… ehm… ritirarsi in meditazione in un monastero tibetano piuttosto che dirigere il film. Venne assunto, per sostituirlo, un individuo il cui nome è Kerry Conran e il cui curriculum vanta prelibatezze come Sky Captain and the World of Tomorrow. Avremmo avuto un John Carter steampunk? Non lo sapremo mai, perché anche Conran ha abbandonato il progetto, per motivi sconosciuti, nell’ottobre 2005, prontamente sostituito da Jon Favreau. Non devo essere io a dirvi cosa accadde poi: Favreau mise il progetto nel congelatore per dedicarsi ad Iron Man e le vicissitudini legate alla produzione del secondo film devono avergli fatto passare ogni desiderio di dedicarsi a John Carter per conto della Disney. Per dedicarsi invece a Cowboys & Aliens. L’ultimo passaggio di consegne, quello definitivo, ha visto la regia andare nelle manone sudate di Andrew Stanton, lo stesso di tormentoni mediatici come Wall-E e Alla ricerca di Nemo, praticamente le sue uniche opere come regista cui affianca, come autore, tutto il resto della produzione Pixar. Adatta la sceneggiatura, senza fare tante storie come Favreau e Mark Fergus che pretendevano di rimanere fedeli all’originale, lo stesso Mark Andrews di Star Wars: La Guerra dei Cloni, la gigantesca puttanata al confronto della quale Jar Jar è il mio personaggio preferito.
Vi è venuta voglia di vederlo? No? Dannazione, devo confessare che è passata anche a me.

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8 Comments

  1. Oh cielo, è Paolo Ferrucci! Presto, rivestirsi, spazzare il pavimento, nascondere gli amanti nell’armadio!
    Un gran piacere anche per me vedere che non hai mai smesso di scrivere sul tuo blog: a quando il prossimo romanzo?

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