Don’t swallow bleach (ma se te ne scappa un po’ nel mojito…)

Ieri sera ai Magazzini Generali di Milano si è esibita Lisa Hannigan, piccola urlatrice irlandese che alcuni di voi avranno notato negli ultimi suoi tre singoli: Safe Travels (don’t die), What’ll I do e A sail. Posto curioso, i Magazzini, per far esibire una cantante caratteristica per i suoi assoli strumentali, le sue fughe irlandesi […]

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Ieri sera ai Magazzini Generali di Milano si è esibita Lisa Hannigan, piccola urlatrice irlandese che alcuni di voi avranno notato negli ultimi suoi tre singoli: Safe Travels (don’t die), What’ll I do e A sail. Posto curioso, i Magazzini, per far esibire una cantante caratteristica per i suoi assoli strumentali, le sue fughe irlandesi ma anche i suoi improvvisi silenzi, i suoi intermezzi fatti di una sporca voce solitaria. Posto chiassoso, piccolo, popolato da una fauna di chiacchieroni e drogati di mojito, e da uno staff il cui rispetto per la musica si avvicina più o meno al rispetto che ho io nei confronti dei fan di Hulk.
Peccato, perché la Hannigan fa una musica raffinata e colta, delicata, spiritosa e densa di particolarità, riferimenti curiosi, bellezze tutte particolari. Il suo album d’esordio, Sea Sew, era uscito autoprodotto nel 2008 e le era valso numerose nomination, tra cui quella ai Meteor Awards, che vinse nella sua categoria sia come miglior cantante che come miglior album. Tra chi la definì “charmingly idiosyncratic” (Los Angeles Times) e chi etichettò Sea Saw come “exquisitely ethereal” (New York Times) o “wonderfully creaky and raw” (The Daily Telegraph), si può considerare parere concorde che la Hannigan abbia fatto un salto di qualità abbandonando la band di Damien Rice. Il secondo album, Passenger, è del settembre 2011 ed è forse più melodico, abbandonando alcune sonorità interessanti ma stridenti di Sea Saw. Deliziosi il testo ed il video di Safe Travels, ma soprattutto quello dell’altrettanto deliziosa Lille, che illustra la vicenda attraverso un pop-up book mosso dall’artista. Se vi piacciono i pop-up book (personalmente li adoro) non posso che consigliarvi questo blog, e il video che vi è segnalato. O, se volete dare un twist più inquietante e virare verso l’animazione, date una profonda occhiata alle animazioni di Martha Colburn (e il suo video per Lie Lie Lie di Serj Tankian). Tutto questo dopo aver ascoltato qualcosa di Lisa Hannigan, ovviamente.

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