Miles & co.

Per gli amici veneti e per Elvio se è in ascolto (dato che io, temo, non riuscirò a vedere nulla di tutto ciò). Dal Manifesto di oggi. Veneto Jazz, non solo musica. In mostra le opere di Davis – Giampiero Cane Bassano del Grappa – Fra luglio, agosto e settembre Veneto Jazz riempie di concerti […]

George Gershwin da Fantasia 2000Per gli amici veneti e per Elvio se è in ascolto (dato che io, temo, non riuscirò a vedere nulla di tutto ciò). Dal Manifesto di oggi.
Veneto Jazz, non solo musica. In mostra le opere di Davis – Giampiero Cane
Bassano del Grappa – Fra luglio, agosto e settembre Veneto Jazz riempie di concerti i territori di Venezia, Verona, Vicenza, Treviso, Padova e Belluno, spingendosi fino a Rovigo. La programmazione è fatta con quel che è sopravvissuto ai lustri di stitichezza creativa del sistema dei concerti, ma anche, a onor del vero, senza rifugiarsi massicciamente nella musica sudamericana né nel così detto etnojazz, come avviene invece con molta scioltezza da tante parti. I nomi di Chick Corea, che ha aperto a Verona il calendario il 3 luglio, quello di Keith Jarrett, il quale suonerà oggi alla Fenice, quelli di Jimmy Cobb e di Herbie Hancock, in concerto venerdì e sabato scorsi a Bassano del Grappa, quello di Charli Persip, venerdì scorso a Chioggia, il Gotan Project (Gotan inverte le sillabe di Tango) venerdì a Villafranca nel veronese, con i nomi, tratti da un calendario di 45 concerti, di Youssou N’Dour, a Giavera nel trevigiano domenica prossima, di Matteo Sabatini, a Chioggia il 29, e, tanto per dire, di El Porcino, il 30 a Portoguaro e il 18 agosto a Serravalle di Vittorio V.to, dovrebbero dare la misura di una rassegna che non ci sembra vada granché oltre il tranquillo intrattenimento serale estivo. A Bassano del Grappa, inoltre, Veneto Jazz organizza una scuola estiva, collegata con la New school for jazz and contemporary music di New York, frequentata da numerosi studenti che qui giungono anche da regioni del globo piuttosto distanti, per avvalersi dell’insegnamento di maestri quali Billy Harper, Cecil Bridgewater, Armen Donelian, Charli Persip, Andy McKee. La presenza di questo workshop ha reso quest’anno pressoché senza alternative logistiche, lo svolgimento in Bassano dell’iniziativa Miles & che si articola in eventi espositivi accompagnati da un convegno e da concerti. Le esposizioni di Miles & sono 2, una a Venezia, al teatro La Fenice, con un 25 pezzi dell’arte grafica del trombettista, l’altra in palazzo Agostinelli di Bassano con un progetto multimediale che offre una ricchissima documentazione sulla musica di Davis, con video e postazioni d’ascolto sia per fruizioni di gruppo che individuali. Le pitture di Davis le abbiamo viste solo in riproduzione nel bel catalogo Miles & (cura di Chiara Bertola ed Enrico Merlin, Vainello Libri, Ponzano Veneto) e ci chiediamo se sia legittimo mostrare queste povere cose, sebbene in parte à la page, visto che Miles Davis le fece per sé, senza intenzione di farle conoscere, probabilmente con fini di autoterapia in virtù dell’allontanamento delle pressioni dell’ego che si ottengono agendo con un fine privo di scopo. Della mostra multimediale di Bassano, non è un azzardo definirla alla stregua dell’iniziativa più interessante di Veneto Jazz. Centinaia e centinaia di registrazioni sono disponibili, elencate, illustrate rapidamente, ma seriamente e possono offrire all’appassionato di jazz una eccellente occasione per sciogliere dubbi, riempire buchi, rivalutare momenti e ridisegnarsi, nel caso, la qualità dell’arte del trombettista. I contenuti si devono a un lavoro quasi ventennale di Enrico Merlin, meticoloso e puntuale, che è da sperare possa trovare nel prossimo futuro sistemazione definitiva presso una qualche sede istituzionale, prima che anche questa ricerca trovi le vie dell’estero. Merlin è stato ovviamente anche tra i relatori del simposio svoltosi venerdì scorso cui hanno partecipato Jimmy Cobb, Luca Bragalini, Maurizio Comandini e Paul Tingen, incentrato su Kind of Blue e sul Davis elettrico. Mentre Cobb ha ricordato soprattutto le sue collaborazioni con il trombettista, e Tingen ne ha tratteggiato la figura nei termini di un artista Zen, Bragalini ha diretto la propria attenzione soprattutto alle sue innovazioni formali verso modelli operativi più aperti di quelli utilizzati nel jazz fino agli anni Cinquanta, Merlin ha mostrato, anche visivamente, il lavoro di montaggio che ha trasformato in quello che sono discograficamente i materiali registrati in studio per Bitches Brew, evidenziando il ruolo di Teo Macero nel dar vita a un’opera musicale discografica, promuovendo così la possibilità di superare la condizione di documento di altro da sé che per i più continua a definirlo. Comandini ha inquadrato questa evoluzione davisiana nelle vicende degli anni Sessanta. Tre concerti completavano la sezione Miles & di Veneto Jazz, con Cobb, assieme ad Harper e Brigewater, con un quintetto di Hancock e un quartetto di Kenny Garrett. Abbiamo seguito i primi due. Quello di Cobb è stato interrotto dopo un’oretta dalla pioggia, prima che il revivalismo in cui si naturava potesse esaurirsi. Quello di Hancock è stato un allegro disastro, passato per un’insipida Maiden Voyage, un curioso solo africano del chitarrista Lionel Loueke, del Benin ed una disordinata performance sentimentale della violinista Lili Hayden prima d’approdare a un mood da discoteca accolto festosamente dalla generalità del giovane pubblico.

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