100% Ghost Rider – Pista di Lacrime

  Non sono ancora riuscita a decidere, dopo qualche anno di assidui acquisti e non pochi albi di questo tipo nella libreria, se il formato del 100% mi piaccia oppure no. Certo ha i suoi vantaggi, specie se raccoglie storie come questa, fondamentalmente uno spin-off monografico e a sé stante, quasi una lettura adatta anche […]

 

ghost rider trail of tearsNon sono ancora riuscita a decidere, dopo qualche anno di assidui acquisti e non pochi albi di questo tipo nella libreria, se il formato del 100% mi piaccia oppure no. Certo ha i suoi vantaggi, specie se raccoglie storie come questa, fondamentalmente uno spin-off monografico e a sé stante, quasi una lettura adatta anche a utenti completamente digiuni in materia di continuity. E, considerato che il precedente 100% di Ghost RIder di cui mi sono trovata a parlare era in realtà un volume tutt’altro che autoconclusivo, la cosa non mi può fare altro che piacere. Il 100% ha poi un altro vantaggio, non indifferente per chi come me ha il feticismo del colpo d’occhio nella libreria, ovvero ha la sua bella costina.
D’altro canto.
D’altro canto sono pur sempre 13 € di albo rilegato con lo sputo, senza alcun contenuto aggiuntivo se si esclude un segnalibro nella quarta di copertina (ma per favore… a quando gli adesivi fluorescenti?) e due miseri paragrafi sugli autori. E dire che questa volta le pagine per contenuti aggiuntivi ci sarebbero state: lo testimonia il fatto che sono stati costretti a inserire al posto delle copertine delle versioni tagliate della prima copertina, come divisorio, per poi mettere tutte le copertine in appendice. Sei pagine che avrebbero potuto essere riempite in ben altro modo.
Consigliare quindi o non consigliare l’acquisto di un 100% e in particolare di questo 100%? Non a cuor leggero e non senza accurata meditazione, nonostante tutti i contro del formato e della storia in sé, penso di non fare un torto a nessuno consigliandone l’acquisto. E, pur considerando l’uso sconsiderato (scusate il bisticcio di parole) che la Panini sta facendo di questo formato, non mi sento di condannarlo del tutto. Certo, sarebbe bello – come ha già proposto qualcuno prima di me – vedere queste e le altre storie di Ghost Rider in una testata mensile o bimestrale, magari con Devil (chissà che, affrancato da Hulk io possa finalmente iniziare a leggere le sue storie che, almeno in teoria, mi interessano tantissimo), il povero Pantera Nera in odor di limbo, il Punitore che ormai si trascina di 100% in 10% e i bistrattatissimi Inumani? E perché non chiamare questa testata, così, giusto, per dire, Marvel Kights? Ah, sognare, dormire forse…

Ma torniamo con i piedi per terra (si fa per dire) e all’albo.

Ghost Rider – Pista di Lacrime #1 – #6
(Trail of Tears #1 – #6, da Ghost Rider – Trail of Tears #1 – #6 dell’aprile – settembre 2007).
soggetto e sceneggiatura di Garth Ennis
disegni e copertine di Clayton Crain

C’è Ennis, già apprezzato con Road to damnation (altro 100%, il precedente rispetto a quello incriminato di cui parlavo poco fa). E c’è Clayton Crain, che disegnava meravigliosamente proprio quel 100%. Ed è soprattutto grazie a quest’ultimo, complice un amore non indifferente per la figura del ghost rider, che mi sono decisa a comprare anche questo 100% nonostante la sola del precedente.
La storia è ambientata in piccola parte durante la guerra civile americana, in parte poco dopo e in parte qualche anno più tardi, in piena conquista del west. Un western-horror che c’entrerà anche con l’ottimo Lansdale, che ora va molto di moda anche tra gli autori di introduzioni a quanto pare, ma che prima ancora c’entra con Ambrose Bierce, con la Distinta Concorrenza, con Robert Howard, con Mack V. Wright, con un certo signore chiamato Lovecraft. Letteratura di genere, dice qualcuno. Certo. Di un genere assolutamente speciale ricco di umorismo, contaminazioni, tensione. Prima o poi qualcuno mi dovrà spiegare a quale punto della storia della nostra schifosissima critica letteraria questo è diventato un delitto. Ma non divaghiamo. Letteratura di genere significa anche, e questo lo ammetto, che deve piacervi il genere. Lapalissiano. Se siete di quelli che storcono il naso appena all’orizzonte compare un pistolero o appena una squaw morta si alza sulle gambe maledicendo i propri assassini, beh, tenetevi alla larga da questo volume. Se, al contrario, il vecchio west non vi disturba – e avete un piccolo tamarro dentro che smania di uscire – Garth Ennis vi porterà attraverso una storia senza scossoni né particolari colpi di scena, che esplora uno dei precedenti ghost rider fornendo una chiave di lettura ed un approccio antichi, tribali, quasi inediti. Ci sono il diavolo e l’inferno, certo, ma ci sono anche sciamani pellerossa e innominabili riti di negromanzia, c’è una doppia vendetta incrociata e senza speranza, e il vecchio pistolero consumato dalla troppa conoscenza che annega la propria dannazione nell’alcool. Ci sono dialoghi con mordente e tavole assolutamente da brivido, qualche imprecisione storica, un po’ di cliché.
Nel complesso, un albo con il bilancio chiuso assolutamente in positivo, esteticamente un degno comprimario di Road to damnation.

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