Dracula di Bram Topker

Ne avevano parlato in tanti, e quasi tutti piuttosto bene, così dopo tanti anni (ma talmente tanti che l’ultima volta credo avesse ancora il prezzo in lire) ho comprato Topolino. Per cosa? Per Dracula di Bram Topker, una parodia di Bruno Enna con disegni di Fabio Celoni che per il centenario della morte di Bram […]

20120506-140051.jpg

Ne avevano parlato in tanti, e quasi tutti piuttosto bene, così dopo tanti anni (ma talmente tanti che l’ultima volta credo avesse ancora il prezzo in lire) ho comprato Topolino. Per cosa? Per Dracula di Bram Topker, una parodia di Bruno Enna con disegni di Fabio Celoni che per il centenario della morte di Bram Stoker coglie il pretesto di un 3 maggio qualunque (giorno in cui ha inizio il diario di Jonathan Harker che apre il romanzo originale) e lo festeggia così. Con una storia che in molti acclamavano come un ritorno alle vecchie parodie Disney, quelle dei Promessi Topi e di Papersandokan. Ho amato il romanzo di Bram Stoker, o almeno la prima sezione, e ho adorato il film di Coppola, cui questo fumetto si rifà esplicitamente. E ho sempre adorato le parodie Disney. Mi sono lasciata fregare. E, se volete, fino a martedì potete farvi fregare anche voi andando in edicola e comprando questo Topolino #2945 per la modica cifra di 2,30€. Vi regaleranno anche un meraviglioso album delle figurine di Max il leone, che ha qualcosa a che vedere con i gelati Algida ed è una cosa di uno squallore non banale. Andiamo, direte voi, la solita esagerata. Ma no, dirò io, è tutto vero. Volete i dettagli? E va bene, eccovi i dettagli. Tanto per cominciare, Dracula di Bram Topker è una storia disegnata da dio, con superlativi colori di Mirka Andolfo, che danno al fumetto un twist cupo ma raffinato, ben all’altezza della barocca fotografia del film. Anche il cast è ottimo, con la leggiadra Clarabella nel ruolo di Clara-Lucilla Westerna, Macchianera nel ruolo del Conte, Gamba nel ruolo di Pietro Gambafield, ormai folle nel ritrovo per allegri marinai privi di bussola, Pippo nei panni di Van Helsing e, ovviamente, la coppia di topastri ad impersonare (se così si può dire) i protagonisti Minnina Murray e Jonathan Ratker. Ai margini, ma non meno riuscito, il ruolo di Orazio come Horace Sorchwood, il pretendente favorito della bella (?) Lucilla. Ecco, direte voi, la solita ipocrita. No, dirò io, il fumetto è stato davvero una delusione, perché le sue qualitá finiscono qui, tra disegni e scelta dei personaggi. Intendiamoci, non è male l’idea di traslare disneyanamente la pulsione per il sangue in una pulsione per delle barbabietole (un grande classico, tra l’altro, che Topolino sia intriso di riferimenti tipicamente lombardi e difficilmente concepibili al sud), il problema non è quello, il problema è la sceneggiatura in sé. Giochi di parole inesistenti (Transilbarbabietolania? Seriamente?) e testi ricolmi, stracolmi, gonfi e pustolosi di punti esclamativi, che neanche i post di un bimbominkia qualunque su un forum qualunque. Ed è una cosa che mi sconcerta ed irrita. Quanto siamo lontani da cose come quella Divina Commedia tutta in improbabili terzine? Anni luce. Proiettati pericolosamente verso un modo di narrare che non si tiene, come dovrebbe, sempre leggermente al di sopra del suo target, ma lo compiace e ci si adegua, a volte si abbassa addirittura. Non che questo sia un caso emblematico, ma…

“L’uomo che guida la carrozza ha due occhi che sembrano tizzoni ardenti! I suoi cavalli sono più scuri del carbone e, mentre corrono lungo la strada impervia, paiono stridere come pipistrelli! Devo interrompere! Stiamo raggiungendo un castello! Sarebbe un luogo ameno, se dalle sue oscure finestre trapelasse un raggio di luce!”

Cosa c’è, li davano via all’ingrosso? Si è rotto proprio il tasto del punto semplice? Danno degli incentivi mensili a chi usa più punti esclamativi? Ed è un peccato, perché in fondo la narrazione non sarebbe neanche male, se non annaspasse in queste enfasi inutili di cui onestamente non sembra avere bisogno e che sono solo fonte di grande imbarazzo per chi legge. Persino le battute di Pippo Van Helsing, nonostante l’intrinseco gigantesco potenziale della miscela, risultano sottotono. Si riprenderà nel prossimo numero? Lo spero, ma ci conto poco. In fondo la parte migliore di romanzo e film è la prima, fino alla morte di Lucy, ed è andata così, tra una barbabietola e l’altra.

One Comment

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.